Arresto consumo di suolo e non un ambiguo contenimento

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suolofertile
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Arresto consumo di suolo e non un ambiguo contenimento

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BASTA CHIACCHERE.
URGENTE L'ARRESTO DEL CONSUMO DI SUOLO E NON LA FARSA DELLA LEGGE VENETA SUL SUOLO CUI CI SI DEVE OPPORRE E RIFIUTARSI DI PRESENZIARE A CONVEGNI AUTOCELEBRATIVI.
Gli allagamenti di Padova sono la tragica dimostrazione di come la legge veneta sul suolo ( nel cui carrozzone pubblicitario e propagandistico sono saliti tutti quanti coloro che la legge e la delibera di giunta non si sono presi la briga di leggerle) promuova e incentivi ulteriori catastrofi. La definizione di “ambito di urbanizzazione consolidata” contenuta nella legge, unita alla “liceità”, sancita nella medesima legge, di procedere alla trasformazione insediativa delle “aree libere intercluse” o di “completamento” all’interno di tale ambito, o all’ espansione limitrofa (residenziale e produttiva) all’esterno di tale ambito, consentono di consumare suolo e per di più in deroga alla limitazione dei 400 ettari fissati dal provvedimento della Giunta regionale. L’Ispra ci ricorda che nel Veneto l’80% delle trasformazioni del suolo degli ultimi anni è avvenuto in aree urbanizzate. La saturazione insediativa delle aree “libere intercluse” o di “completamento” all’interno degli “ambiti di urbanizzazione consolidata” viene esentata dalla legge dalla contabilità del suolo consumabile (400 ettari) e la sua realizzazione nei PAT priva i cittadini del diritto ad avere un ambiente sano e sicuro. Non va dimenticato che in Veneto la perdita della capacità del terreno di immagazzinare acqua per 3,4 milioni di mc nel periodo 2012-2016 (dati Ispra) è dovuta alla impermeabilizzazione dei suoli, che non possono più raccogliere, filtrare e immagazzinare l’acqua. Si determina una correlazione tra zone iper-urbanizzate e piene più aggressive (piogge intense chiamate anche bombe d’acqua), dovute, oltre che agli effetti dei cambiamenti climatici in atto, anche alla massiccia cementificazione. In secondo luogo, il mancato assorbimento e immagazzinamento di acqua produce un ulteriore danno ambientale, ossia l’impoverimento delle falde e conseguenti problemi di siccità sempre più frequenti. Quei suoli liberi scampati al saccheggio della rendita fondiaria vanno salvaguardati e messi in condizione di fornire i servizi ecosistemici ai cittadini, “servizi ecosistemici” ancor più necessari a seguito degli effetti del surriscaldamento in atto nel pianeta. La cementificazione in Veneto accentua e peggiora gli effetti dei cambiamenti climatici in atto. Una legge rigorosa e coerente a tutela dei diritti fondamentali e inalienabili della persona dovrebbe prevedere la trasformazione degli spazi non edificati, sfuggiti alla speculazione edilizia, in parchi urbani, opportunamente fatti oggetto di piantumazioni di alberi, siepi e vegetazione varia. Gli spazi liberi verdi sono un tassello importante nelle politiche anti-inquinamento, proprio per garantire l’equilibrio ecologico delle zone iper-urbanizzate del territorio regionale, mentre nella legge regionale tali spazi verdi liberi vengono artificializzati e addirittura esentati dal conteggio di suolo consumato. Quello che viene sottratto ai cittadini, in una Regione in cui il consumo di suolo pro-capite è di 455 mq/ab. contro una media nazionale di 378 mq/ab., è il diritto ad un’esistenza sana e dignitosa. I cittadini dei contesti urbanizzati vengono privati della loro incolumità dagli acquazzoni oltre che della possibilità di avere un contatto con la natura, di poter disporre di parchi, verde urbano e forme di agricoltura contadina, veri e propri magazzini della biodiversità, oltre che essere luoghi per la ricreazione e la socialità delle comunità. In un’ epoca di sconvolgimenti climatici e di auspicabili impegni vincolanti delle nazioni a contenere l’aumento della temperatura del Pianeta entro un grado e mezzo è doveroso riconoscere e valorizzare, dando loro spazio vitale, il “ruolo degli alberi” e del "verde urbano" che uniti assorbono le acque meteoriche e mitigano le piogge intense. Tutto questo apporto gratuito di servizi ecosistemici viene precluso dalla legge della Regione Veneto che liberalizza il consumo di suolo negli "ambiti urbanizzati" e ne fa una delle sue molte deroghe. Padova ha una percentuale di suolo consumato, cementificato, impermeabilizzato del 49,2% e la legge farsa sul suolo le assegna ulteriori 353,40 ettari di consumo di suolo da qui al 2050 e gli ettari cementificati delle "aree libere verdi intercluse" vengono incentivati ed esentati dal conteggio di suolo consumato. Zaia, nel suo eterno alone pubblicitario e propagandistico, anziché essere considerato il responsabile degli effetti sull'ambiente della ipercementificazione e iperinfrastrutturazione riceve da parte dell'attuale povero Sindaco di Padova i ringraziamenti per la proclamazione dello stato di emergenza.
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